MORTE ALLO STADIO
Già stanco il giorno, sogna di dormire..
il sole, lentamente, lo abbandona.
Dorme il pulcino sotto la sua mamma,
s’ode lontano,
un suono di campane…
Un bimbo grida nel venire al mondo,
eppur non ne conosce ancora niente!
Torna stanca la gente nelle case,
cena tranquillamente, si distende.
Vuol seguire alla televisione,
due squadre contendersi un Pallone:
La coppa è il premio per chi vincerà.
L’Europa,
nessuno lo contesta…
possiede quella della civiltà!
Un tuono all’improvviso spacca il cielo,
nuvole nere, sopra la città.
Orde feroci, armate di coltelli,
si gettan come lupi, sugli agnelli.
– Bruxelles! I tuoi soldati!
Guardano muti!
Che fanno?
Li spingono al macello!
– Bruxelles! Bruxelles!
Ma Cristo! Fai qualcosa!
Cadaveri le guardie, aspettano…
Ma cosa?
Che tutto sia compiuto!
Si indigna ogni mortale, quando il capo
reclina il capriolo!
Bruxelles! Tu fai paura al sole!
Per questo non ti sorride mai!
Non scanni certo però lasci scannare!
– E’ il prezzo della democrazia!
“Democrazia…
Democrazia lassista!
Tu sporchi la parola libertà,
sporchi te stessa!
Che libertà professi?
Non ti coprir di polvere, non serve,
si vede ugualmente la vergogna!
Che differenza c’è io ti domando,
che differenza c’è quando si muore,
per mano di una vile dittatura o
scannati da una falsa libertà?
Che vuoi che ti risponda un bimbo
quando muore…
e aveva ancora voglia di giocare?
– La morte è morte! Non c’è differenza!
– Certo che c’è…
Chi parla è una colomba,
dalle ali bianche e gli occhi chiari, chiari,
appena adolescente.
– Se così fosse, saremmo morti per un ideale,
invece d’esser morti inutilmente!
Non posso perdonare!
Non posso perdonare ho sedici anni
e voglio la mia vita!
Voglio tornare a scuola,
ho ancora tanta voglia di imparare!
Voglio scoprir negli occhi di un ragazzo,
quell’emozione…
che mi serrava la gola.
Voglio ascoltar la mia canzone
e il fruscio delle foglie nei selciati delle vie.
Il ticchettio della pioggia sull’asfalto,
il frangersi delle onde alla risacca,
le corse sulle scale,
i ginocchi sbucciati,
le risa dei compagni.
Non voglio veder piangere mia madre!
No!
Non posso perdonare! Non voglio!
Non dite niente! Non voglio ascoltare!
Non mi interessa che succede ovunque,
non è una giustificazione!
Che questo è il prezzo della libertà…
io non ci credo!
Democrazia!
Sappilo usare questo tuo potere,
con leggi giuste e mano ferma e dura!
La vita si paga con la vita!
Non conosco altro prezzo!
Se tu davvero sei la Democrazia
allora è proprio tutto da rifare!
Se sangue per averti fu versato…
sangue si verserà per ricacciarti!
Nauseata fugge la colomba…
pietosamente, l’azzurro la consola…
Democrazia puttana!
Sono troppo gentili le parole,
non protestare, taci!
Ci sono morti qui!
Eppure ti ricordo…Dio! Com’eri bella,
il giorno che apparisti sulla terra!
Pulita, vergine, non contaminata,
da artigli di affamati cani.
Cani affamati, che strappan le tue vesti,
ti hanno violata, offesa ed umiliata
e tu?
Li hai lasciati fare!
Speranza eri e sogno,
ogni poeta ti tesseva lodi,
per il tuo nome, quanti sono morti!
Perché non ti curasti, quando la carie
ti cominciò a intaccare?
Ora li avresti i denti,
per mangiar carne di porco,
invece di nutrirti con gli agnelli.
Vattene!
Come sei ora non ci servi più!
Sazia di sangue, la belva s’è quietata.
Piegano il capo, i giocatori in campo,
bevono la coppa di Rosmunda,
il sangue ancora caldo,
sotto i piedi,
gli occhi dei morti colmi di spavento.
Nessuno li ha scannati veramente…
scortati dagli agenti, gli assassini,
vanno tranquillamente!
Tingi di nero tutte le tue mura,
città di gelo:
la primavera muore.
Muore la primavera nello stadio,
muore allo stadio,
la democrazia!
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