LO STATO SIAMO NOI
Il Presidente della Repubblica italiana ha tenuto più volte a precisare che lo Stato siamo noi cittadini e dunque se è vero che lo Stato siamo noi, non dovremmo consentire ai politici di offendere lo Stato.
Se lo Stato siamo noi dovremmo scegliere noi le persone a cui affidare i nostri interessi.
Se siamo noi lo Stato spetta a noi dettare le regole che i dipendenti devono accettare.
Se lo Stato siamo noi spetta a noi licenziarli in tronco per inadempimento ad una qualsiasi delle regole stabilite.
Se lo Stato siamo noi spetta a noi giudicare, assolvere o condannare l’operato di ogni singolo dipendente.
Se lo Stato siamo noi dobbiamo PRETENDERE che la legge sia uguale per tutti, senza escludere nessuno.
Se la precarietà nel lavoro riguarda tutti i lavoratori DEVE VALERE anche per i politici.
Se ad un lavoratore è vietato un doppio lavoro DEVE VALERE anche per i politici.
Se ad un comune cittadino viene sequestrata l’abitazione se non paga una contravvenzione, ai politici DEVE essere sequestrato ogni bene se è dimostrato, di aver frodato lo Stato.
Se un comune lavoratore deve rispettare l’orario di lavoro, ai politici assenteisti DEVE essere decurtato lo stipendio e se assente più di una volta senza giusta causa, licenziato per scarso rendimento.
Se un comune cittadino guadagna mille euro un politico NON DEVE guadagnare un milione di volte gli stessi ma poco di più.
Se un lavoratore non gode di alcun privilegio, la stessa cosa DEVE valere per i politici.
I dipendenti tutti indistintamente devono godere DI PARI DIRITTI e sottostare agli stessi DOVERI.
Chi arreca danno allo Stato DEVE pagare in prima persona tutte le conseguenze.
Se lo Stato siamo noi cominciamo fin da subito a farci rispettare, a non permettere a nessuno di offenderci o danneggiarci. Che non avvenga mai più che un politico si permetta di rivolgersi allo Stato chiamandolo “la peggiore feccia” che non avvenga mai più che un politico arrivi a scalciare un giornalista, che pone domande scomode, non dobbiamo più tollerare che una serva dello Stato si permetta di definire “zecche” dei ragazzi, che la rimproverano di usare i voli di Stato, per presenziare alle sagre paesane. Dobbiamo condannare qualsiasi politico che si permetta di definire “merda” il nostro Paese. Se siamo noi lo Stato, è nostro dovere licenziare e punire quei politici indegni, che con il loro comportamento danneggiano NOI STATO ITALIANO!
4 ottobre 2011 di mariapiacaporuscio
So che non c’è bisogno che io te lo dica, ma lo voglio dire lo stesso: sono completamente d’accordo; su ogni singola parola.
grazie Roby, ciao ciao
E che vuoi commentare, ci fosse una cosa che non è vera !
sottoscrivo totalmente
Ti ringrazio Carlo, un saluto affettuoso
ciao ciao
Nessuno si indigna. L’Italia e’ morta. Passivamente, accettiamo questo triste destino.
http://nonsolonapoli.blogspot.com/2011/10/lautunno-sta-riservando-ancora-delle_03.html
Predatori
Stiamo vivendo un processo di rapida dissoluzione delle basi stesse della civiltà, e la colpa non è di Silvio Berlusconi, ma del capitalismo finanziario, della logica predatrice della classe dei Berlusconi di tutto il mondo.
La borghesia, che era classe dirigente nell’epoca moderna, era una classe territorializzata: il potere borghese era fondato sulla proprietà di beni fisici, e sulla prosperità di una larga parte della popolazione che viveva sul territorio, dato che la crescita e l’espansione della ricchezza erano legate al consumo crescente e al benessere sociale. Per questo il conflitto e l’alleanza di operai e borghesia industriale crearono una forma di civiltà sociale che non era tanto amichevole in generale, ma rendeva possibile forme di solidarietà e talvolta perfino di amicizia.
Ora l’amicizia è bandita, l’amore ridicolizzato, la solidarietà impossibile, perché la vecchia borghesia è stata sostituita da una classe deterritorializzata di predoni, il cui potere si fonda sul continuo spostamento del valore, sulla menzogna sistematica, sulla simulazione e sulla distruzione della ricchezza altrui. La ricchezza finanziaria si fonda su segni, numeri, attese, debiti, promesse.
Chiamiamola classe virtuale. In primo luogo perché la produzione e la circolazione di merci semiotiche sono rese possibili dalle tecnologie virtuali. In secondo luogo perché questa nuova classe non si può precisamente definire. E’ polverizzata, elusiva, sfuggente e ubiqua, e in questo senso virtuale.
La partecipazione al gioco finanziario è molto più diffuso di quanto lo fosse la vecchia proprietà borghese. Il net trading ha dato a un vasto pubblico di scommettitori occasionali la possibilità di avere accesso al mercato finanziario, e una larga porzione della popolazione, in modo consapevole o inconsapevole, è obbligata a investire il suo danaro nel rischio finanziario.
Si pensi all’insistenza con cui qualche anno fa i Giavazzi e gli Ichino – truffatori di professione – hanno cercato di convincere i lavoratori a investire i loro soldi nei fondi pensione privati. Per fortuna in pochi ci sono caduti. L’intera categoria dei tagliaboschi canadesi ha perduto la pensione perché l’agenzia finanziaria che deteneva i loro fondi è stata coinvolta nel crollo della Lehman Brothers.
Lavoratori che non hanno la minima conoscenza del gioco finanziario sono costretti ad affidare il loro futuro a quelli che affettuosamente si chiamano “i Mercati” (mi raccomando, dicono i politici, non fate innervosire i Mercati). Sono questi lavoratori parte della classe finanziaria? In un certo senso lo sono: tutti dobbiamo rischiare, tutti dobbiamo sentirci capitalisti, altrimenti rimani a casa e non ci rompere i coglioni come dice la Terri, raffinata.
Dobbiamo usare i soldi della tua pensione e della tua liquidazione per coraggiose operazioni speculative.
Un tempo il mercato finanziario era un luogo nel quale si incontravano persone che possedevano denaro con persone che avevano bisogno di denaro per realizzare dei progetti, era luogo di indicizzazione del valore di imprese, individui, prodotti e così via. Le valutazioni finanziarie erano segni che si riferivano a degli oggetti reali: significazioni di valore.
Grazie agli effetti della globalizzazione digitale e alla polverizzazione degli scambi ora il gioco è rovesciato. I segni che un tempo erano indicatori di valore ora sono diventati atti linguistici performativi. Quando un’agenzia di rating è in grado di degradare un paese, o un’azienda, non si limita a funzionare come indicatore, ma diviene un fattore di valorizzazione o di svalutazione.
L’indicizzazione finanziaria ha sempre prodotto degli effetti di posizionamento e di valutazione degli agenti economici, e le previsioni finanziarie sono sempre state profezie che si auto realizzano provocando euforia panico e veri effetti sull’economia. Ma negli ultimi decenni la pervasività della finanza digitale ha dato un ruolo dominante al fattore finanziario, che ora distrugge risorse, e perfino le condizioni di riproduzione futura.
Sempre più spesso la valorizzazione finanziaria coincide con la distruzione di beni materiali: non la creazione della ricchezza, ma la sua distruzione serve a produrre denaro.
La tecnica predatoria consiste nell’aggredire un territorio, un’impresa, una struttura sociale, una popolazione, dissolvere la sua consistenza produttiva, privatizzare i guadagni e socializzare le perdite, per poi abbandonare quel territorio una volta devastato dallo sciame predatorio.
I partiti politici, i governi e i media sembrano avere solo la funzione di convincere le popolazioni terrorizzate ad accettare lo scambio: lavorare sempre di più per sempre meno salario, allo scopo di ricostituire sempre più in fretta il bene comune che domattina il capitale finanziario verrà a depredare nuovamente. I lavoratori lavorano e i governi procurano carne fresca per i mercati.
Perché ve la prendete tanto con i ruffiani della corte di Arcore, dal momento che ogni governo fa lo stesso lavoro?
Conclusione
La vecchia borghesia sfruttava il lavoro operaio per investire in macchinari e case di cui poi largamente si appropriava. La classe criminale finanziaria non produce più niente, si limita a distruggere ciò che nei secoli moderni operai e borghesi hanno creato. Ma adesso sta per finire, perché si sta distruggendo le condizioni stesse perché qualcuno possa produrre in condizioni civili.
Silvio Berlusconi non sopravviverà a lungo nonostante il cerone sul viso e i capelli piantati sul cranio. A lui che gliene può importare? Ha passato gli ultimi quarant’anni a preparare la distruzione di un paese che forse merita quel che gli è capitato (o forse no, ma questo è un argomento su cui non sono preparato). C’è riuscito, gli è andata fatta bene. Si è venduto la madre, ha camminato sui cadaveri, ed ora, bello bello se la svigna, forse senza passare per Piazzale Loreto (non lo so, ora vediamo).
Perché non smettete di perseguitarlo? Siete stati suoi complici. Veltroni ha detto nell’84 che Berlusconi era un uomo di sinistra, D’Alema gli ha aperto la porta della Bicamerale, e tutti i governi di centro-sinistra che si sono succeduti hanno a fatto a gara nel non sollevare l’unico problema che avrebbe avuto senso sollevare: si può consegnare il potere politico a un uomo che possiede già tre televisioni due giornali quattro case editrici, una finanziaria, un’agenzia pubblicitaria e quante altre cose mi dimentico?
Non si può.
Ma non accade lo stesso in Inghilterra e in America, dove spadroneggia nel mediascape un signore che non si faceva scrupolo di far circolare messaggi falsi dal cellulare di una bambina appena uccisa da un violentatore?
Non accade lo stesso in Francia dove il partito della sinistra si sarebbe volentieri fatto rappresentare da un signore che, non contento di presiedere un organismo criminale come l’IMF va in giro violentando ragazzine e cameriere?
E allora perché ve la prendete con il vecchio padrino?
Lasciatelo morire in pace.
E andate all’inferno con lui.
Ciao Angelo ho letto l’articolo su liberalvox, purtroppo le cose stanno così.
un caro saluto
Information now innanzi tutto voglio ringraziarti della bella lezione sulla globalizzazione, grosso modo ne conoscevo gli effetti ma tu sei stato più chiaro. Ascolta, io non mi accanisco contro Berlusconi ma verso l’intera classe politica, gli esponenti della classe politica attuale sono tutti Berlusconi, italiani e non. A lui in particolar modo rimprovero gli abusi personali, con leggi che non favoriscono soltanto lui, ma la delinquenza tutta. Se al disegno di oscenità globale, si aggiunge l’oscenità nazionale, la miscela è mortale.